Il cinema è una delle poche sale dell’epoca che non abbina al film uno spettacolo di varietà: al Meda si fa esclusivamente cinema e come eventuale fuori programma ci si accontenta di qualche breve comica. Dal gennaio 1932 la sala è in grado di proporre film sonori.
Negli anni cinquanta molto spesso la sala propone due film al prezzo di uno.
Nell’autunno 1954 il cinema Meda chiude per essere sottoposto ad un significativo intervento di ristrutturazione che coinvolge l’intero stabile. Il progetto è firmato dall’architetto Mario Cavallè, considerato insieme ad Alessandro Rimini il massimo esperto dell’epoca in tema di architettura di sale cinematografiche.
La sala del vecchio cinema Meda viene ampliata, utilizzando altri spazi dell’edificio che lo ospitava: il muro portante viene eliminato per l’altezza di due piani e viene inserita, in spessore di muro, una trave Vierendeel alta 4 metri. Sopra la sala, l’edificio continua ad ospitare tre piani adibiti ad abitazioni.
Il nuovo cinema Meda è dotato di platea e galleria, con una capienza totale di 1070 posti a sedere. Rispetto al progetto originale, la gestione aumenterà poi il numero di posti a sedere, arrivando ad una capienza complessiva di 1270.
La copertura della sala è costituita da una volta in laterizio, rinforzata con nervature in cemento armato, mentre il sistema di condizionamento prevede la mandata dell’aria a plafone e il recupero dalla platea.
Dopo oltre 5 mesi di chiusura per lavori, il nuovo cinema Meda riapre nella seconda metà dell’aprile 1955.
Seppur completamente rinnovato, il Meda mantiene la sua connotazione di sala di terza visione con forte radicamento rionale, la cui utenza è costituita prevalentemente dagli abitanti del quartiere: la presenza di annunci (tamburini o flani) sui quotidiani è minima. A volte la sala ha in cartellone lo stesso film che altre sale di terza visione promuovono attraverso tamburini.
La programmazione si incentra principalmente su film americani, d’avventura o drammatici.
All’inizio del 1967 il Meda chiude per lavori di rinnovo di impianti e arredi; riapre in autunno con una nuova gestione (E.C.I.) e un nuovo nome: Las Vegas, in onore della città americana capitale del divertimento e del gioco d'azzardo, celebrata in molti film, come Agente 007.
Il locale è classificato tra le terze visioni e, fino alla fine del 1968 la sua programmazione è abbinata a quella del cinema Giardini ; poi, nel 1969, il Las Vegas viene promosso tra le seconde visioni. Le cinque sale costituiscono un micro circuito cittadino di seconda visione, con una buona distribuzione territoriale nella mappa milanese.
Nel 1974 il Las Vegas è nuovamente promosso e si trova classificato tra i proseguimenti prime visioni. Si tratta però di un breve periodo di splendore: nella seconda metà degli anni settanta la concorrenza televisiva si fa sempre più accanita e le sale che vogliono sopravvivere devono investire in adeguamenti tecnologici (poltrone più comode, impianti audio più sofisticati, ecc.). La gestione del Las Vegas - forse anche a fronte del progressivo calo di incassi - non investe più nella sala, che progressivamente si marginalizza. Nel 1976 ritorna tra le terze visioni, con conseguente scadimento della programmazione, sia in termini temporali, sia qualitativi.
Il locale è classificato tra le terze visioni e, fino alla fine del 1968 la sua programmazione è abbinata a quella del cinema Giardini ; poi, nel 1969, il Las Vegas viene promosso tra le seconde visioni. Le cinque sale costituiscono un micro circuito cittadino di seconda visione, con una buona distribuzione territoriale nella mappa milanese.
Nel 1974 il Las Vegas è nuovamente promosso e si trova classificato tra i proseguimenti prime visioni. Si tratta però di un breve periodo di splendore: nella seconda metà degli anni settanta la concorrenza televisiva si fa sempre più accanita e le sale che vogliono sopravvivere devono investire in adeguamenti tecnologici (poltrone più comode, impianti audio più sofisticati, ecc.). La gestione del Las Vegas - forse anche a fronte del progressivo calo di incassi - non investe più nella sala, che progressivamente si marginalizza. Nel 1976 ritorna tra le terze visioni, con conseguente scadimento della programmazione, sia in termini temporali, sia qualitativi.
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