giovedì 16 dicembre 2021

SCUOLA DI PRECOTTO

Quella mattina, oltre alla scuola di Gorla, venne colpita anche la scuola del vicino quartiere di Precotto, che però ebbe sorte migliore; i bambini sebbene in numero più alto rispetto a Gorla, riuscirono a raggiungere il rifugio sottostante prima che le bombe cominciassero ad esplodere. Anche in questo caso uno degli ordigni centrò l'edificio scolastico, ma miracolosamente la struttura non crollò. Il parroco Don Carlo Porro insieme ad alcuni genitori prestarono le prime operazioni di soccorso per mettere in salvo gli alunni.
Persero la vita solo due bidelli ed un padre, il signor Lecchi, travolti dal crollo delle scale che portavano al rifugio, ma ormai i bambini si erano tutti salvati.
testimonianza di Maria Marchiori Neris
Da allora è passato molto tempo, avevo solo otto anni, ma di quel giorno non dimenticherò mai l'angoscia che provai trovandomi sepolta viva nel rifugio sotto le macerie della scuola di Precotto.
C'erano 280 bambini.
Ricordo di aver sentito la sirena del cessato allarme, tutti i bambini erano radunati nell'atrio del rifugio pronti per uscire, quando cominciarono invece i bombardamenti.
Subito si sollevò un gran polverone ed io mi sentii scaraventata violentemente tra i miei compagni.
Improvvisamente il buio e la paura, tutti urlavano terrorizzati, e non capivamo cosa fosse successo.
Non so quanto tempo sia trascorso, non si vedeva nulla, quando ad un tratto da un finestrino, l'unico rimasto intatto nel crollo, filtrò una lama di luce: sembrava polvere d'oro ...
Cercammo in tutti i modi di richiamare l'attenzione mentre dall'esterno si sentivano le grida di disperazione delle persone accorse per salvarci, tra cui mio padre.
Affannosamente cercavano di spostare le macerie cercando di creare un varco per farci uscire e finalmente ci riuscirono.
Schiacciata contro un muro mi trascinarono verso quella via di salvezza, fui la 123a ad uscire quando mi accorsi di avere ancora in mano, non so come, la mia cartella, due lire ed il colletto.
I bambini si salvarono tutti mentre due bidelli ed un papà (si chiamava Lecchi) rimasero uccisi nel crollo delle scale.
Stretta tra le braccia di mio padre sentivo intorno a me urla strazianti, imprecazioni contro i responsabili della guerra, confusione e disperazione.
C'erano morti sparsi in strada e sul tram fermo davanti alla scuola.
La bomba creò una voragine in mezzo al viale Monza e le rotaie del tram sembravano quelle di un ottovolante.
Mio padre mi disse che Don Carlo Porro entrò nel rifugio per controllare che tutti fossero salvi e appena tornò fuori tutto crollò

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