Tra il 1925 e il 1931, sotto la presidenza di Giuseppe Borgomaneri, vennero infatti costruiti ben venti quartieri di edilizia residenziale pubblica: Piola, Vanvitelli, Stadera, Solari, Villapizzone, Bibbiena, Bellinzaghi, Romagna, Forlanini, Aselli, Anzani, Mazzini, Polesine, Calvairate, Giambologna, Plinio, Lipari e Piolti-De Bianchi. Gli insediamenti rispondevano a tre differenti tipologie, ognuna destinata a ceti diversi:
- le case a riscatto, per la borghesia cittadina
- le case popolari di tipo comune, per la sola locazione a gruppi sociali eterogenei
- le case ultrapopolari, per le classi più povere.
Per far fronte all’emergenza abitativa, l’Istituto costruì anche le “case minime”, alloggi piccolissimi e privi di qualunque elemento decorativo, destinati provvisoriamente ai senzatetto, agli immigrati e agli sfrattati.
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