In questo modo anche la distribuzione delle derrate alla popolazione di Mediolanum era continua e sicura, tant'è che la quantità di derrate disponibili negli horrea dell'intero Impero romano era tale che alla morte di Settimio Severo nel 211 vi era contenuta una quantità di cibo sufficiente a sfamare la popolazione di Roma per sette anni.
Il termine latino horreum deriva da "orzo" (lat. hordeum), con un richiamo alla loro funzione primaria, anche se gli edifici che ebbero questo nome furono poi utilizzati per il deposito di altri tipi di merci.
Questi edifici pubblici comparirono per la prima volta nell'Impero romano verso la fine del II secolo a.C., nell'epoca delle riforme sociali volute da Gaio Sempronio Gracco, durante la quale iniziò la distribuzione gratuita di granaglie alla popolazione.
Spesso gli horrea venivano costruiti nei pressi dei confini dell'impero, soprattutto nelle province occidentali, nei pressi dei luoghi di stanza dell'esercito romano. Altre volte erano realizzati lontano dalle frontiere, come nel caso di Mediolanum, sempre con lo stesso obiettivo: consentire la distribuzione delle granaglie alla popolazione e rifornire di derrate anche le truppe di stanza nelle varie città dell'impero.
Se gli horrea servivano anche a rifornire l'esercito, erano chiamati militaria. Il loro approvvigionamento era garantito dall'annona militaris, ovvero dalla tassa che le province dell'impero dovevano pagare per il mantenimento dell'esercito romano.
Gli horrea di Milano, secondo la datazione dei ritrovamenti archeologici, furono in funzione almeno dall'età flavia (I secolo), cioè un secolo dopo l'elevamento di Mediolanum allo status di municipium, che avvenne nel 49 a.C., continuando ad essere in uso nel III secolo, durante il periodo in cui la città fu capitale dell'Impero romano d'Occidente (ruolo che ricoprì dal 286 al 402), fino almeno alla caduta dell'Impero romano d'Occidente (476).
Gli horrea erano edifici di forma allungata con tetto a doppio spiovente. Avevano pareti molto robuste per evitare i problemi legati al peso delle granaglie, che spingevano contro di esse. Queste pareti erano infatti dotate di contrafforti che irrobustivano l'alzato.
Gli horrea erano gestiti da schiavi, erano divisi internamente in cellae, ovvero in spazi dove venivano stipate le merci, ed erano caratterizzati da cortili esterni da cui si poteva accedere all'interno grazie a diverse porte d'ingresso. Nei cortili erano presenti anche pozzi che assicuravano il rifornimento dell'acqua.
A nord era presente un cortile grazie al quale si accedeva a un secondo horreum, che era posto a ovest dell'horreum precedentemente descritto, di cui però non sono state trovate tracce archeologiche. Questo sistema di "doppio horreum" era anche presente a Treviri e ad Aquileia. Sulle fondazioni di questi horrea, che erano formate da uno strato di ciottoli e da malta, poggiavano le mura perimetrali esterne, che erano rivestite in mattoni. Le finestre di questi due horrea erano contornate da arcate cieche.
Durante scavi archeologici effettuati nella moderna via dei Bossi 4 nel 1958 e tra il 1964 e il 1965 sono venuti alla luce tratti dei muri perimetrali esterni di questo horreum. Le dimensioni di questo edificio erano di 18 m x 68 m. Lo spazio interno era diviso in quattro navate, che erano delimitate da tre file di sedici colonne, con quelle centrali che erano più grandi delle altre. Le pareti verticali interne erano caratterizzate dalla presenza di paraste in laterizi.
. Gli horrea di via dei Bossi sono visitabili dal pubblico solo su richiesta.stabile di via Piatti 11 durante i lavori edilizi degli anni Sessanta e conservate nei garage dello stesso , vennero interpretate dagli archeologi come Horreum.
Nessun commento:
Posta un commento