I giardini pubblici di Porta Venezia furono realizzati tra il 1783 ed il 1790 occupando lo spazio della Basilica di San Dionigi ed il convento delle Carcanine.
Nel 1805 dopo l’Unità d’Italia, l’Associazione Industriale Italiana promuove a Milano l’apertura di un museo di Arte Industriale al fine di riunire e conservare i manufatti di pregio del passato per stimolare una produzione artigianale raffinata e di buon gusto. Il chiostro delle Carcanine viene coperto e prese il nome di Salone. Nel 1825 il Salone venne affittato allo scultore Pompeo Marchesi, La struttura venne danneggiata da un incendio nel 1834 e da allora il Comune utilizzò il Salone, molto malandato, come deposito delle “giorgie”, le botti con le ruote che servivano ad annaffiare le strade d’estate. A metà Ottocento i Giardini vennero ristrutturati secondo un progetto preparato da Giuseppe Balzaretto: anche il Salone venne restaurato e rimesso in uso per esposizioni.Precede l’istituzione del Museo un’esposizione storica di arte industriale, che viene inaugurata nel 1874 nel Salone dei Giardini Pubblici di Porta Venezia.
Nel 1877 l'edificio dove si era tenuta l'esposizione è ceduto al Comune di Milano, insieme al patrimonio dell'Associazione, che comprende anche una biblioteca specialistica.
Nel 1878, con un primo nucleo di opere acquistate in occasione delle esposizioni e altre ricevute in dono, il Comune organizza nei locali del Salone un primo Museo artistico municipale, precursore dei successivi musei civici. Caratteristica di questo nuovo museo è la grande varietà di generi collezionati, esposti per classi di materiali.
Dopo i restauri del Castello ad opera di Luca Beltrami, la collezione viene spostata in questa sede e collocata nelle sale al primo piano del cortile Ducale. L’inaugurazione avviene il 10 maggio 1900.Nel 1882 verrà ad aggiungersi la Scuola d'Arte Applicata e nel 1884 il Museo del Risorgimento.
Nel 1881 i Giardini ospitarono l'Esposizione Nazionale, che provocò non pochi danni: i restauri vennero affidati a Emilio Alemagna e all'ing. Bignami Sormani.
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