martedì 16 novembre 2021

CERIMONIA DEL CIOCCO

Il pane veniva poi consumato dalla famiglia solennemente riunita, per la tradizionale “cerimonia del ciocco” che teneva un posto preminente anche a corte.

Ne abbiamo, infatti, una descrizione che risale al 1440 in una lettera dell'umanista Francesco Fidelfo, nella quale è detto che per l'occasione si era radunata al castello gran parte della nobiltà ambrosiana e che, alla presenza dello stesso duca Filippo Maria Visconti, fu celebrata l'annuale cerimonia del “zocco” e che il giorno seguente agli intervenuti furono distribuiti vari doni.
L'usanza fu continuata anche ai tempi degli Sforza, i quali volevano ancor più dei Visconti che alla festa intervenissero un gran numero di nobili del ducato.

Quindi, un tempo le antiche famiglie milanesi trascorrevano la vigilia del Natale attorno al focolare. Il padre, a capo della casa, fattosi il segno della croce, prendeva un grosso ceppo, solitamente di quercia, lo adagiava nel camino, vi poneva sotto un fascetto di ginepro e attizzava il fuoco. 
Versava il vino in un calice, lo librava aspergendone le fiamme, ne sorseggiava lui per primo, poi lo passava agli altri membri della famiglia che, a turno, l'assaggiavano. 
Il padre gettava poi una moneta sul ceppo che divampava e successivamente distribuiva delle monete agli astanti.

Infine, gli venivano presentati tre grandi pani di frumento e, con un gesto solenne, ne tagliava solo una piccola parte che veniva riposta e conservata sino al Natale dell'anno successivo. Dei tre grossi pani, il padre taglia solo una fettina e la ripone in serbo.

L'uso del ceppo natalizio nel contado, uscì dalla famiglia, si portò sulla piazza e, quando parve tramontare, intervenne lo stesso duca Francesco Sforza per mantenerlo in vita come simbolo, secondo gli antichi, della luminosità del sole imminente e raccogliere poi la cenere da spargere sui campi per propiziare il raccolto.
Quella del ciocco natalizio è considerata una delle più antiche tradizioni: si tratta di un'usanza risalente almeno al XII secolo  e che fino al XIX secolo-inizio XX secolo era molto diffusa in vari Paesi europei, dalla Scandinavia e la Gran Bretagna fino alle Alpi e le penisole balcanica e iberica. L'usanza aveva luogo la Vigilia di Natale, quando il capofamiglia bruciava nel camino di casa un grosso tronco di legno, che poi veniva lasciato ardere anche nelle successive dodici notti fino all'Epifania; i resti del ceppo venivano poi conservati, in quanto si attribuivano loro proprietà magiche (si credeva che favorissero il raccolto, l'allevamento, la fertilità delle donne e degli animali e la salute e che proteggesse dai fulmini) e spesso venivano riutilizzati per accendere il ceppo dell'anno successivo.

Da questa tradizione deriva anche quella del dolce chiamato ciocco natalizio o tronchetto di Natale, molto diffuso nei Paesi di lingua francese, dove è chiamato "bûche de Noël".

Quantità per per 8 – 10 persone

Per la base di pasta biscotto:

  • 6 tuorli taglia media
  • 3 albumi taglia media
  • 160 gr di zucchero semolato
  • 160 gr di farina ’00
  • buccia grattugiata in 1 limone grande
  • 3 cucchiai di zucchero semolato da cospargere sulla superficie a fine cottura
  • mezza dose di bagna alla vaniglia (facoltativo) se volete la base particolarmente umida, da aggiungere sul biscotto prima della farcitura

Per farcire e decorare:

  • 300 gr di panna liquida fresca
  • 450 gr di cioccolato fondente (oppure una 250 gr di fondente e 150 gr cioccolato al latte)
  • 150 gr di marmellata ai frutti di bosco oppure ai lamponi
  • 1 rametto di ribes rosso
  • 1 cucchiaio di zucchero a velo
  • rosmarino fresco

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