Fortezza nella fortezza, la Rocchetta è stata per breve tempo il rifugio di Bona di Savoia, committente dell’alta torre, prima che Ludovico il Moro assumesse il potere. Il severo aspetto esterno, con le alte mura prive di finestre verso il Cortile delle Armi, è ingentilito all'interno da tre ali di portico, in cui i capitelli sono prevalentemente ornati da stemmi viscontei e sforzeschi voluti da Galeazzo Maria Sforza. Sul lato verso la Corte Ducale, gli stemmi ornati da mezzaluna del castellano spagnolo don Alvaro de Luna indicano lavori eseguiti nel Cinquecento. Restauri compiuti dal 2010 al 2013 hanno riportato alla luce le decorazioni con motivi sforzeschi volute da Luca Beltrami ai primi del Novecento.
Il 26 dicembre 1476, il Signore di Milano Galeazzo Maria Sforza, figlio di Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, morì pugnalato per una congiura. La moglie, Bona di Savoia, si trasferì quindi nel luogo più sicuro del Castello, la Rocchetta e la fortificò con un’alta torre. La Torre di Bona, posta all’incrocio tra le ali nord-est e sud-est, consentiva così il controllo di tutto l’edificio. Oltre che di difesa, la Torre di Bona ebbe anche una funzione di carcere, come testimonia una cella chiusa da una porta dotata di spioncino, oggi visibile percorrendo le scale. Danneggiata dalle dominazioni straniere, la torre venne restaurata nell’ambito degli interventi iniziati nel 1893 ad opera di Luca Beltrami, che la rialzò e la dotò di merli.
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