oggi Questura di Milano Via Fatebenefratelli 11
al quarto piano, una grande lapide antica, risalente al 1654; è un po’ malandata, ma ancora integra; quel reperto non è l’unico: lì nel palazzo della questura è conservata, in qualche magazzino, anche un’antica campana dell’Ottocento, che un tempo era sul tetto e con il grande orologio scandiva le ore per le lezioni: perché il palazzo di via Fatebenefratelli 11 ospita la polizia soltanto dal 1943, ma prima, per quasi quattro secoli, è stato un collegio e un liceo, luogo d’eccellenza per la formazione dei giovani milanesi, tra cui l’adolescente Alessandro Manzoni, che era un ragazzino timido, un po’ impacciato e con qualche chilo di troppo.
La storia iniziò per opera di San Carlo Borromeo nel 1574, con la fondazione del Collegio dei Nobili, «in Porta Nuova, luogo bellissimo e comodo di case e giardini ed in aria molto perfetta e vicino al collegio di Brera», poi diventato Imperial-Regio Collegio Longone. Oltre a Manzoni, nelle stanze che ora ospitano gli uffici di polizia studiarono Cesare Correnti e Federico Confalonieri, Emilio Dandolo e Carlo Cattaneo, Luciano Manara e Carlo Tenca, tutti studenti che hanno poi fatto il Risorgimento. Morosini, Dandolo e Manara erano amici d’infanzia e studiavano in via Fatebenefratelli alla vigilia dell’insurrezione del 1848; Dandolo ha ricordato le lezioni scolastiche trascurate da parte di quei ragazzi che formarono poi un drappello armato che partecipò a tutti i più importanti combattimenti.
Manzoni fu iscritto al collegio Longone all’età di 13 anni e mezzo, e vi rimase dal 1798 al 1801, ma all’epoca l’edificio fu requisito dalla Repubblica Cisalpina per diventare ospedale militare e gli studenti finirono in «esilio» a Robecco sul Naviglio; Manzoni rientrò dunque con gli altri studenti nel palazzo di Milano il 17 agosto 1799. Furono anni difficili, vicino al severissimo precettore barnabita che fu suo insegnante di lettere, padre Cosimo Galeazzo Scotti, discepolo di Giuseppe Parini. «Il futuro romanziere non nascondeva l’insofferenza per la disciplina e per il formalismo codino»
Furono gli anni di una forte crisi religiosa, con il giovane Alessandro «trascinato da Giovan Battista Pagani, ragazzo assai intelligente, ma polemico in fatto di religione e nutrito delle idee rivoluzionarie d’Oltralpe». Allo stesso tempo lo studente Manzoni era «frenato dalla timidezza e soprattutto dalla balbuzie ed è proprio per quel difetto che padre Scotti lo esclude dagli attori in occasione del carnevale del 1801». I programmi di studio erano prevalentemente umanistici e le ore del giorno e delle lezioni erano scandite dalla campana allora collocata sul tetto, proprio al di sopra dell’orologio, e che ora, restaurata, è esposta allo sbocco della scala nobile della questura. «Questo è un palazzo dove vive ancora la storia della città»
La polizia si trasferì quando la vecchia sede di via San Fedele venne distrutta dai bombardamenti. E dopo la guerra, finita l’epoca di Manzoni e Cattaneo, nel palazzo di via Fatebenefratelli sono passati altri pezzi della storia della città e dell’Italia, tra cui gli arresti di criminali come Vallanzasca, Epaminonda, Turatello, e poi del capo delle Br, Mario Moretti.
Nessun commento:
Posta un commento