Essa venne edificata a partire dalla metà del Duecento per volere del Priore degli Eremitani di Sant'Agostino, Lanfranco Settala. Il nome dell'edifico probabilmente voleva essere un omaggio a Venezia, che aiutò la città di Milano nel periodo delle lotte contro Federico Barbarossa.
Nello stesso luogo esisteva però già da prima una chiesa più piccola, che venne inglobata in quella nuova.
La Chiesa di San Marco venne dunque costruita in tre fasi.
Nella prima fase , romanica, dalla fine del secolo XII all'inizio di quello successivo, venne costruito il transetto meridionale, parte dell'abside e le prime due campate del corpo longitudinale.
La seconda fase, quella su iniziativa del Settala, apportò un cambio di rotta talmente significativo da far considerare la sua data di inizio (1254) come la data di fondazione. Seguendo i canoni cistercensi si creò un ampio coro rettangolare, vennero create sei cappelle alle estremità dei rami del transetto e vennero spostate le finestre.
La terza fase ebbe luogo nel Trecento e portò all'allungamento di cinque campate della chiesa e all'allungamento del coro, con l'aggiunta di un abside poligonale, e il completamento della facciata.
Per quanto riguarda il campanile, esso risale alla fine del Duecento.
Le cappelle sul lato meridionale vennero realizzate nel sedicesimo secolo. La più antica, e forse anche la più bella, è la prima, la cappella Foppa , del 1570, con affreschi del Lomazzo.
Altre importanti modifiche, di impronta barocca, vennero apportate nel Seicento. Il presbiterio venne completamente rinnovato attraverso un'affrescatura delle volte e l'aggiunte di due grandi tele, una del Procaccini e una del Cerano. La parete sinistra della chiesa venne invece arricchita con finti fondali architettonici, quasi ad equilibrare le cappelle sull'altro lato. Ai tempi la Basilica di San Marco era la chiesa più grande di Milano dopo il Duomo.
Le modifiche continuarono anche a cavallo fra Seicento e Settecento, con la costruzione della cupola (per fare spazio alla quale vennero eliminati i due piloni della navata centrale più vicini al fondo della chiesa). Inoltre venne eliminato il rosone sulla facciata per fare posto ad un finestrone. Di quel periodo sono anche le panche.
L'ultima importante modifica alla Chiesa di San Marco venne effettuata dal Maciachini nella seconda metà dell'Ottocento, che la rinnovò in senso neogotico, aumentando l'altezza della facciata, ristabilendo il rosone e rimuovendo le modifiche barocche.
L'interno attuale della Chiesa di San Marco è a croce latina ed è composto da tre navate e nove cappelle. All'interno di una delle cappelle lungo la navata destra, la Cappella Foppa, sono conservati affreschi cinquecenteschi con le Storie di San Pietro e San Paolo, realizzati da Paolo Lomazzo. In un altra è presente un presepe in carta, opera del Londonio (non fotografato perché non illuminato durante la visita).
Nel transetto si trova il monumento funebre trecentesco del beato Lanfranco Settala (omonimo del fondatore della chiesa). Sulla parete adiacente è possibile riconoscere la sovrapposizione degli affreschi trecenteschi e barocchi. Gli affreschi più antichi, ancora di impronta bizantina, sono però presenti nella cappella del campanile.
Un'iscrizione ricorda che nel Settecento soggiornò nella canonica il giovane Mozart. Nel 1874, inoltre, la Messa da Requiem in ricordo di Alessandro Manzoni, venne diretta da Giuseppe Verdi.
La navata sinistra ospita dipinti provenienti da chiese soppresse nel periodo napoleonico. Dal 1984 è infine presente anche un piccolo museo.
Nel transetto si trova il monumento funebre trecentesco del beato Lanfranco Settala (omonimo del fondatore della chiesa). Sulla parete adiacente è possibile riconoscere la sovrapposizione degli affreschi trecenteschi e barocchi. Gli affreschi più antichi, ancora di impronta bizantina, sono però presenti nella cappella del campanile.
Un'iscrizione ricorda che nel Settecento soggiornò nella canonica il giovane Mozart. Nel 1874, inoltre, la Messa da Requiem in ricordo di Alessandro Manzoni, venne diretta da Giuseppe Verdi.
La navata sinistra ospita dipinti provenienti da chiese soppresse nel periodo napoleonico. Dal 1984 è infine presente anche un piccolo museo.
Scoperto un passaggio segreto nella chiesa di S.Marco a Milano
Sia che si tratti di un camminamento segreto per abbandonare un fortilizio assediato o di una galleria nascosta capace di collegare un edificio ad un altro, ci ritroviamo, in ogni caso, ad indagare su di un mistero. Alla ricerca di un opera cunicolare volutamente occultata e nascosta dai nostri antenati.
La leggenda, tramandata da tempo immemore, veniva ulteriormente confermata da un signore che prestò servizio come sagrestano fino a diversi anni addietro, poi pensionatosi. Quell’uomo ne era convinto, sebbene non l’avesse mai visto, ma a sua volta aveva sentito il racconto dall’uomo che lo aveva preceduto e forse quest’ultimo ne era venuto a conoscenza nel medesimo modo.
Così raccontano gli speologhi. Le operazioni vennero condotte nell’ambito di un più articolato progetto della Federazione Nazionale Cavità Artificiali, l’ente nato dalla collaborazione tra Scam e Teses, avvenuta dal 2001 al 2008.
"Grazie alla collaborazione ed alla disponibilità del parroco, Monsignor Testore, ci siamo recati in chiesa un sabato mattino per il sopralluogo.
L’indagine preliminare ci ha condotto in ogni angolo della chiesa e del cortile interno del chiostro, osservando porte, grate, murature, tamponature, prendendo misurazioni e fermandoci per fare ipotesi. Nonostante l’accurata metodologia seguita, non era emerso nessun risultato di interesse. Solo in alcuni ambienti nei pressi del chiostro è parso evidente che i soffitti fossero troppo bassi a causa di una ripavimentazione e la presenza di una tamponatura lungo un corridoio avrebbe potuto indicare l’esistenza di una nicchia se non di un cunicolo orientato in direzione della chiesa.
I nostri antenati avevano architettato tutto talmente bene che eravamo quasi persuasi si trattasse solamente di una leggenda. Occorreva cercarlo proprio dove nessuno lo avrebbe cercato.
L’indagine preliminare ci ha condotto in ogni angolo della chiesa e del cortile interno del chiostro, osservando porte, grate, murature, tamponature, prendendo misurazioni e fermandoci per fare ipotesi. Nonostante l’accurata metodologia seguita, non era emerso nessun risultato di interesse. Solo in alcuni ambienti nei pressi del chiostro è parso evidente che i soffitti fossero troppo bassi a causa di una ripavimentazione e la presenza di una tamponatura lungo un corridoio avrebbe potuto indicare l’esistenza di una nicchia se non di un cunicolo orientato in direzione della chiesa.
I nostri antenati avevano architettato tutto talmente bene che eravamo quasi persuasi si trattasse solamente di una leggenda. Occorreva cercarlo proprio dove nessuno lo avrebbe cercato.
Un luogo cui nessuno avrebbe mai fatto caso. Inoltre, la pavimentazione a parquet raffigurante motivi geometrici occultava molto bene i due cardini in ferro ed una piccolissima maniglia che consentiva la sua apertura. Dalla botola è possibile accedere ad un vano più basso, interno all’altare e rivestito in muratura. L’ulteriore discesa era in origine possibile grazie a sette gradini in pietra sporgenti dalla muratura.
Si raggiunge così la base di questo primo vano, il quale un tempo doveva essere dotato di una pavimentazione oggi scomparsa. E’ però ancora possibile scendere ulteriormente in un secondo vano, alla base del quale è ipotizzabile l’apertura di un cunicolo.
Esso si articola in direzione ortogonale alla navata, orientato verso l’interno della chiesa, ed è quasi totalmente interrato. Solo un’operazione di sterro potrebbe portarci alla corretta comprensione del manufatto che potrebbe anche essere un semplice scasso del muro.
E’ stato però notato, durante operazioni successive, che in seguito ad abbondanti piogge, l’ambiente si ammorba di acqua stagnante. Questo evento fa ipotizzare un possibile collegamento di questo “pozzo” con il vicino canale voltato che scorre sotto a via Fatebenefratelli. Questa teoria potrebbe confermare il suo utilizzo come via di fuga sotterranea e segreta, nel momento in cui avrebbe potuto così raggiungere la spalletta dell’ex canale.
Allo stato attuale delle indagini solo lo sterro dell’ipogeo può o meno portare alla conferma del cunicolo come camminamento di fuga. Resta invece la certezza che il vano, della profondità complessiva superiore ai cinque metri, sia stato realizzato o riutilizzato con la funzione di nascondiglio, dal momento che il suo accesso appare ancora oggi così ben occultato.
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