mercoledì 13 ottobre 2021

CASCINA DELL'ORO

 

Cascina Dell’Oro - Cassina Delora - Cort di Fures - Cort Lunga

Dopo decenni di abbandono ed occupazioni abusive, al pari di altre costruzioni rurali, è stata completamente demolita. Si trovava in Via Sgambati-Gianella, nel “cuore” storico di Baggio, nelle immediate adiacenze della Chiesa Vecchia. I contadini della cassina Delora avevano ricevuto dagli abitanti di Baggio il soprannome di “Fures” in quanto provenivano, per la maggior parte, dalla bassa padana: “fures” = forestieri. Conosciuta ai tempi come Cascina San Giustino, era formata da più corti. Tutto il complesso risultava di proprietà dei Gesuiti, poi dopo alcuni passaggi giunse ai nobili Forni, ai Lattuada, ai Cabella, ai Dell’Oro ed infine alle ACLI. Il giardino, l’ala meridionale e le corti rustiche sono state completamente demolite per far posto ad un insediamento abitativo L’ultimo affittuario della Cascina è stato Enrico “Rico” Bianchi. A causa della progressiva dismissione dell’agricoltura Enrico Bianchi riconvertì gradualmente la propria attività dapprima con un allevamento di polli ed utilizzando poi il trattore e la “bonza” dei liquami per lo spurgo dei pozzi neri (che gli aveva avvalso il nomignolo di “Rico el gangat”). Oltre al trattore utilizzava altri macchinari agricoli, tra cui una piccola mietitrebbia, per eseguire lavori “conto terzi” presso altri agricoltori. Proprio con l’attività di allevamento intensivo dei polli Enrico Bianchi rischiò seriamente di perdere la vita a causa di una fuga di gas. Lo scoppio, la vampata ed il successivo principio di incendio gli provocarono serie ustioni su gran parte del corpo che comportarono un lungo periodo di cure specialistiche. Adiacente alla Cascina, sul lato ovest, si trovava la sorgente del fontanile Refrecc – Rifreddo. La denominazione è facilmente riconducibile al termine “Re” che significa corso d’acqua (Rio, Roggia ecc.) ed all’aggettivo “Freddo”. Chiaramente intuibile come la sorgente dovesse essere particolarmente attiva e l’acqua, in quanto “freggia”, risalisse copiosa dalla falda “profonda” mediante appositi “tini” in rovere infissi nel fondale. 

Con la forte urbanizzazione del secondo dopoguerra, a seguito del generalizzato abbassamento della falda acquifera essiccarono gran parte delle sorgenti dei fontanili. Il “Refrecc” fu uno degli ultimi a subire questa sorte grazie alla presenza dei tini. Alcuni Baggesi “doc”, interpellati sull’argomento, ricordano altresì che il definitivo inaridimento delle sorgenti coincise con la realizzazione della fognatura pubblica in Via Ceriani e Due Giugno. Per ovviare all’inconveniente i Cabella infissero allora alcuni tubi di ferro per raggiungere la falda ancor più “profonda” senza però ottenere buoni risultati. La cascina era anche dotata di un rivoluzionario, all’epoca, impianto per la produzione di biogas destinato agli usi domestici. Il manufatto era molto semplice e composto da un “digestore” in cui venivano poste a fermentare le deiezioni degli animali, da un sistema di captazione del gas prodotto, di una serbatoio e di una rete di tubi per il trasporto del combustibile fino ai bruciatori. Nel “digestore”, una sorta di serbatoio interrato con una botola per l’immissione del materiale organico, avveniva la “digestione anaerobica” (caratterizzata dalla mancanza di ossigeno e da una temperatura di circa 37 gradi) con la conseguente formazione di metano. Terminata la reazione, il letame ed i liquami venivano estratti dal digestore ed opportunamente riutilizzati nei campi come ideale fertilizzante biologico. Idea molto semplice, redditizia, che consente un sicuro ed apprezzabile risparmio di risorse energetiche, per alcuni versi quindi addirittura “geniale”, ma che ancora non trova pratica applicazione nella maggior parte delle attuali e “moderne” aziende zootecniche. Ci auguriamo che il buonsenso ed il continuo rincaro dell’energia facciano rivedere e ravvedere sugli sprechi attualmente imperanti. 

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