
In questo edificio, dal 1924 al 1994, ebbe sede la Famiglia Meneghina, celebre circolo privato e associazione culturale milanese, che ancora oggi raccoglie e tramanda le memorie della vecchia Milano. La sede attuale (2015) si trova in via S. Paolo 10.
Nel corso degli anni il palazzo è stato più volte ristrutturato e due sale negli anni Trenta del Novecento vennero adibite per il mercato del grano e delle seta da Palazzo Mezzanotte. Successivi lavori vennero fatti in seguito ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale che distrusse diverse parti, compreso il cortile. In seguito a una gara, l’edificio venne ricostruito negli anni Cinquanta dal Castiglioni che riuscì a mantenere l’aspetto della facciata, caratterizzata da linearità e decorazioni. Dal 1954 Palazzo Turati è sede della Camera di Commercio.

Il fronte del corpo sud, rivolto verso via Gaetano Negri, è invece caratterizzato da un loggiato, originariamente aperto, che si presenta oggi chiuso mediante un serramento metallico dai motivi geometrici lineari. (L’originario serramento del 1927 era invece caratterizzato da vetri piombati e colorati, dai motivi più morbidi e in linea con lo stile liberty dell’inizio del XX secolo). Da un punto di vista planimetrico l’edifico si presenta oggi con sei piani fuori terra, ma nasce come edificio composto da: piano terra, ammezzato, primo piano nobile, piano secondo, piano sottotetto.
L’intervento di sopraelevazione degli ultimi due piani risale agli anni ‘20 del secolo scorso, ma è nella metà degli anni ’90 che l’edifico subisce profonde trasformazioni.

Dell’appartamento padronale al piano primo fa parte la “sala della musica”, salone da ballo. La cui decorazione segue un programma iconografico ispirato alla Nona di Beethoven e più particolarmente all’Inno alla gioia. I pavimenti sono in legno finemente lavorato ad intarsio e due portali marmorei scolpiti e dorati. Fra gli stucchi dorati della volta sono presenti quattro tondi rappresentanti genietti musicanti mentre al centro campeggia una grande composizione del Bertini, raffigurante la Melodia, simboleggiata attraverso schiera di fanciulle alate, che danzano eteree, tenendosi per mano, sospinte da un turbine gioioso. Il tema della danza domina tutta la stanza. Lo sfarzo dell’ambiente è accentuato dalle Boiseries dorate e dalle porte in bronzo e marmo disegnate da Ludovico Pogliaghi, finissimo ornatista anch’egli allievo del Bertini. Le pareti sono rivestite di affreschi del Bertini, di cui troviamo anche una firma, eseguiti in collaborazione col suo allievo Emilio Cavenaghi. Troviamo raffigurate dame, nobildonne, gentiluomini e musicanti in costumi rinascimentali, sullo sfondo di giardini e paesaggi, entro fregi e festoni dipinti a motivi floreali.
La stanza è dominata dall’imponente e monumentale camino marmoreo sormontato dalla statua bronzea del Prometeo, Eroe mitico, invenzione ispirata con acuta sensibilità ai modi del Cellini e del Gianbologna. L’attigua “sala di Prometeo” che in passato è stata biblioteca del circolo della Famiglia Meneghina, è interamente eseguita su disegno del Pogliaghi nel 1890, secondo un gusto neorinascimentale di grande coerenza formale, evidente nelle decorazioni plastiche; di cui fanno parte le porte bronzee modellate con mascheroni e stemmi di casa Turati, il soffitto cassettonato dipinto in azzurro e oro con rosoni, le boiseries e le tappezzerie.

Raffinato e prezioso è il “salotto azzurro”, creazione del Pogliaghi “ornatista”, come egli stesso amava definirsi, che ha lasciato il suo nome nello sguancio di una porta, entro le grottesche di una candelabra dipinta. Sopra la grande specchiera dorata compare la data: Perfectum MDCCCLXXXV (1885) a datare esattamente l’esecuzione delle decorazioni nella stanza. Le pareti sono tappezzate di velluto azzurro con applicazioni in seta e raso dipinte a grottesche mentre delicate boiseries intagliate e dipinte con fregi a che rappresentano putti riquadrano le porte e le finestre. Il soffitto, interamente dorato, è tramato di leggeri rilievi in stucco con un disegno di nastri intrecciati, nella grande medaglia ovale al centro, troviamo la Flora di Mosè Bianchi. Qui il bel corpo nudo è fasciato provocantemente di veli azzurri ma presenta un espressione definita dalla critica un poco “bambolesca”.
Nei sotterranei di Palazzo Turati, presso la Camera di Commercio della città, sono visitabili le fondazioni del teatro romano. Nel 2016 il palazzo è stato acquistato da un fondo dell'Azerbaigian.

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