
L’antica contrada che andava da via Santa Maria Segreta al corso di Porta Vercellina e San Giovanni sul Muro ha preso il nome dalla casa dei Meraviglia, che vi abitavano nel medioevo col loro sontuoso palazzo, all’altezza dei civici 2 e 4. Questa famiglia di ghibellini, partigiani prima di parte toriana e poi viscontea, fu resa nobile da Ottone Visconti nel 13º secolo. Nel 1533 Alberto Meraviglia, rappresentante del re di Francia, fini decapitato in piazza Mercanti per aver ucciso un suo rivale politico. Nella stessa epoca la famiglia di non poca fortuna economica si stabilì a Bari a seguito della duchessa Isabella d’Aragona, quindi abbandonando la Città di Milano.
In seguito la via venne anche chiamata contrada delle “Meraviglie” senza nessuna particolare giustificazione dal momento che il maggior titolo di interesse era quello di collegare la zona del Duomo col borgo delle Grazie, appena fuori le mura. Da un lato vi era stato aperto addirittura un piccolo cimitero dipendente dalla vicina chiesa di San Vincenzino, al vecchio numero 12 della via, tutto sparito dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Quando nel 1952 un moderno edificio prese il posto di questa casa, dagli scavi per le fondamenta affiorarono i resti di una dimora romana: un locale balneario con 160 cm di pavimento, anfore vinarie e avanzi di mura perimetrali. Rieferiscono ancora gli storici che nel mezzo dell’antica contrada si trovava una vetusta lastra di granito chiamata la Pietra Santa: si diceva che fosse servita a Sant’Ambrogio per montare più agevolmente sulla mula quando tentò inutilmente di fuggire da Milano per non farsi eleggere vescovo. I fedeli col tempo vi avevano aggiunto anche una cappella votiva ma Pietra e cappella furono seccamente eliminate per ordine del governatore spagnolo Ferrante Gonzaga che voleva una strada più comoda e dritta. Non fu il solo a ordinare ampliamenti e riallineamenti della via, che si ebbero anche tra il 1870 e il 1889, in concomitanza con l’apertura di via Dante.
In seguito la via venne anche chiamata contrada delle “Meraviglie” senza nessuna particolare giustificazione dal momento che il maggior titolo di interesse era quello di collegare la zona del Duomo col borgo delle Grazie, appena fuori le mura. Da un lato vi era stato aperto addirittura un piccolo cimitero dipendente dalla vicina chiesa di San Vincenzino, al vecchio numero 12 della via, tutto sparito dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Quando nel 1952 un moderno edificio prese il posto di questa casa, dagli scavi per le fondamenta affiorarono i resti di una dimora romana: un locale balneario con 160 cm di pavimento, anfore vinarie e avanzi di mura perimetrali. Rieferiscono ancora gli storici che nel mezzo dell’antica contrada si trovava una vetusta lastra di granito chiamata la Pietra Santa: si diceva che fosse servita a Sant’Ambrogio per montare più agevolmente sulla mula quando tentò inutilmente di fuggire da Milano per non farsi eleggere vescovo. I fedeli col tempo vi avevano aggiunto anche una cappella votiva ma Pietra e cappella furono seccamente eliminate per ordine del governatore spagnolo Ferrante Gonzaga che voleva una strada più comoda e dritta. Non fu il solo a ordinare ampliamenti e riallineamenti della via, che si ebbero anche tra il 1870 e il 1889, in concomitanza con l’apertura di via Dante.

La casa può essere divisa in tre parti: il lato sinistro è il più recentemente rimaneggiato e presenta un fronte tipicamente neoclassico con bugnato liscio al pian terreno con al piano nobile finestre decorate con timpani triangolari architravati. Il lato destro è quello che tradisce le antiche origini della casa: al pian terreno vi è un portico, oggi chiuso, sorretto da colonne di ordine tuscanico, mentre ai piani superiori vi sono balconcini in ferro battuto e finestre ogivali in cotto. Sulla destra di quest'ultima parte vi è un torre con mattoni a vista, le cui fondazioni risalgono al III secolo. La torre medievale in laterizio, che poggia su blocchi di pietra ancor più vetusti, risalenti addirittura all'età romana e che, seppure rimaneggiata, mantiene una sua precisa identità. La torre fu inglobata ed utilizzata come campanile per la chiesa di San Nazaro in Pietrasanta fino alla sua demolizione nei primi anni del XX secolo.
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