martedì 20 luglio 2021

DELITTO ALL'ALBERGO TRE RE

 In corso di Porta Romana presso il quartiere bottonuto esisteva un albergo "DEI TRE RE" oggi Piazza Diaz, e che era significato da quattro contade principali, dei Pesci, dei Moroni, dei Marchesi di Caravaggio poi San Giovanni in Conca e dei Tre Re.

Un truce delitto avvenuto nel corso di Porta Romana nell'agosto del 1667.
Il banchiere Marzorati Francesco, uomo pare dal cuore cortese, aveva alle sue dipendenze un cassiere di nome Francesco Comollo, il quale venne inviato nella propria stanza di albergo dei Tre Re da un francese di nome Labarra affinchè potesse effettuare un cospicuo cambio di monete. Il Comollo, del tutto tranquillo, giunse nell'appartamento dove, oltre al francese, era presente un certo Lonati, soprannominato il Mazzette di Gallarate.
Lo scopo dei due era ben diverso, infatti, era quello di uccidere il povero Camollo e di rapinarlo del denaro che aveva con se. Scopo che misero in atto.
Una volta ucciso, non sapendo come trasportare il cadavere, deciso di tagliarlo a pezzi e gettarli nei condotti dell'albergo un pezzo alla volta, e così fecero.
Solo che un pezzo di gamba del povero cassiere finì per ostruire un condotto di un albergo sito nei pressi di San Satiro e precisamente nell'albergo del Falcone che sorgeva proprio in via Falcone angolo via dell'Unione e che ospitava sopratutto viandanti provenienti dal pavese.
Però siccome le gambe sono due, ecco che la seconda appariva nell'Osteria dell'Agnello, anch'essa non molto lontana dall'albergo.
Le due braccia apparvero in un altra Osteria, precisamente nell'Osteria dell'Aquila, frequentata da ufficiali e turisti viennesi ma anche da musicisti e compositori come Rossini e Bellini. Una quinta osteria chiamata del Gambero ebbe anch'essa una sgradita sorpresa. Le cose si complicarono ulteriormente quando l'albergo Tre Re un condotto cedette e le sucessive ricerche sulla causa della rottura e dei macabri ritrovamenti portò la polizia a identificarne gli autori. Il francese ed il suo socio in affari furono incatenati e sottoposti al supplizio della ruota, ossia arrotati fino all'avvenuto decesso


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