mercoledì 2 febbraio 2022

RIVA CALZONI

Le cascate del Niagara sono passate anche da via Solari, nelle officine meccaniche Riva & Calzoni, che dal 2005 ospitano la Fondazione Pomodoro, ma che un tempo sfornavano enormi turbine e pompe idrauliche per l’industria idroelettrica, e che fin dal 1889 hanno visto negli immensi spazi di 40 mila metri quadrati gli operai macinare ore di lavoro. Per poi attraversare la strada e tornare alle famiglie, nelle case di edilizia popolare di fronte alla fabbrica, costruite per loro agli inizi del ‘900. Il primo quartiere modello realizzato dalla Società Umanitaria nel 1906, in soli due anni. 

Le case sono ancora sono lì, rivoluzionario esempio di abitazione popolare: dodici palazzi attorniati da verde e giardinetti, ogni appartamento dotato di gabinetto, che invece nelle case di ringhiera era in comune ad ogni piano. Oggi sono un po’ scalcinate, come spesso le case gestite dal Comune, in una zona diventata stellare da quando si è trasformata, una decina di anni fa, da area industriale vicino alla stazione di porta Genova in punto di riferimento per le location durante il Salone del Mobile e crocevia di stilisti, arrivati con i loro show room.

 Siamo lontani anni luce dai tempi della nascita della Riva & Calzoni, fondata dall’ingegnere Alberto Riva nel 1889, a partire da un nucleo di officine del 1861. Ben presto diventò il primo produttore italiano di turbine idrauliche, a cui si affiancarono, nel 1911, le pompe per iniziativa di Guido Ucelli di Nemi e successivamente la fusione con la società Alessandro Calzoni di Bologna. Estesa tra le vie Solari, Savona e Stendhal, l’officina ha prodotto turbine e pompe di grandi dimensioni per le centrali idroelettriche di tutto il mondo, compresi gli impianti per le cascate del Niagara. Fino alla fine degli anni Cinquanta, quando la produzione dei getti di ghisa fu concentrata a Bologna e negli anni Ottanta gli impianti milanesi furono dismessi. 

Nel 1992 la Riva Finanziaria della famiglia Ucelli vendette l’intero il complesso alla Voith tedesca che pochi anni dopo, nel 1998, eliminò tutto. Disperdendo anche disegni e progetti che avrebbero fatto la felicità degli storici. 

Oggi Museo di Pomodoro


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