Lo studio legale Campagnolo, fondato nel 1991, è ospitato proprio nello splendido palazzo Cicogna con ingresso da corso Monforte e via S. Damiano. «Lo Studio contiene affreschi del 600 appena restaurati soffitti in legno con cassettoni in oro zecchino, maioliche dipinte a mano, specchiere del 700, statue in marmo, camini decorati con stemmi in ferro battuto. Dal lato che dava su via Vivaio l'area era coltivata ad ortaglia, qui, grazie a una intraprendente famiglia di portinai, ebbe origine la Scapigliatura milanese.
Il Palazzo di proprietà dei conti Cicogna, al 23 di Corso Monforte c’è l’ingresso della casa padronale, e una targa ricorda che lì ebbe lo studio Lucio Fontana.
Lucio Fontana lavorò qui, in corso Monforte 23, in una stanza al piano terra del grande palazzo dei conti Cicogna Mozzoni, dal 1952 (lo stesso anno in cui sposa Teresita Rasini), fino alla morte nel 1968: lasciò lo studio e Milano per Comabbio, e il 7 settembre si spense per una crisi cardiaca all’ospedale di Varese. «Tutte le sue opere, soprattutto quelle pittoriche, per sedici anni sono state prodotte in quello studio, a parte le ceramiche che faceva ad Albissola raccontano alla Fondazione Fontana, voluta dalla moglie, che ha sede nello stesso stabile . Era un luogo molto vivace in cui riceveva spesso moltissime persone che arrivavano non solo per vedere i suoi quadri ma anche per il gusto di parlare con lui».
Lo spazio non ha cambiato destinazione. Dopo l’abbandono di Fontana divenne una galleria, famoso per i suoi "tagli" oggi venduti a prezzi inavvicinabili, ha usato in molti quadri.
Lo spazio non ha cambiato destinazione. Dopo l’abbandono di Fontana divenne una galleria, famoso per i suoi "tagli" oggi venduti a prezzi inavvicinabili, ha usato in molti quadri.
A tanti anni di distanza è rimasto tale e quale lui lo aveva voluto e vissuto. Uno studio tutto sommato piccolo, una quarantina di metri quadrati, tant’è che lo allestì con un doppio soppalco dove si rifugiava a riposare quando era stanco.
Ma in un nobile palazzo e affacciato con una luminosa porta finestra su uno splendido parco giardino privato di cui non sembra vedersi fine, uno di quei gioielli verdi invisibili ai più di cui Milano è ricca.
Poi c’è la botola sul pavimento, con quel particolare di assi di legno che non tutti conoscono, ben occultata sul pavimento e colorata, all’interno, del tipico rosa che l’artista argentino, che apriva per scendere scalette ripide e scure: porta in un grande spazio interrato, lo scantinato ampio dove teneva le opere, a volte lavorava, e dove fu anche fotografato più volte, attorniato dai suoi "Concetto Spaziale".
E ancora oggi, come in un sacrario, nell’angolo in fondo contro un muro del magazzino semi vuoto rimangono i resti dei ferri del mestiere del grande artista: un tavolino molto vissuto su cui stanno al pari di reliquie dimenticate bottiglie con colori per la pittura a spruzzo, pennelli e frammenti di vetro colorato con strane forme, riviste coperte da un velo di polvere.
lo stesso edificio oggi ospita la Fondazione dedicata al pittore e scultore. Un’altra targa, interna, è del 25 aprile 1984, firmata dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini per rendere onore al conte Alessandro Cicogna Mozzoni, «combattente per la libertà» nelle file dell’esercito tra il ’43 e il ’45: il capofamiglia, scomparso nel marzo scorso all’età di 99 anni.
Per visitare il Palazzo e lo Studio: www.studiolegalecampagnolo.com
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