Nel 1911, la Ca’Rossa diventa il quartier generale del futurismo ed è presto frequentata da Filippo Tommaso Marinetti e da altri letterati, artisti, musicisti, danzatori italiani e stranieri, attratti dalla personalità del padrone di casa.
Nel 1915 tra gli ospiti appare Igor Stravinskij, che aveva stretto amichevoli rapporti con i futuristi italiani, che riteneva "assurdi, ma in modo simpatico" e con Filippo Tommaso Marinetti, "una vera balalajka" come ricorderà in Chroniques de ma vie, "un chiacchierone instancabile - ma anche il più gentile degli uomini". La loro intesa creativa si concretizza in tre serate a casa Marinetti, la "casa rossa": nel "salotto orientale del vate egizio", tra "ninnoli" e "grossi insetti elettrici" attaccati ai muri, sfilano i volti di Carrà, Boccioni, Mjasin, Prokof'ev, Djagilev, il pianista russo Kpzy, Buzzi, Cangiullo, Růžena Zátková, i fratelli Russolo e il duca Visconti di Modrone, direttore della Scala di Milano.
La casa non subì stravolgimenti strutturali fino al 1928, quando venne privata delle decorazioni e fu rialzato di tre piani, poi negli anni di un quarto.
Oggi la struttura originaria non esiste più e solo qualche dettaglio ricorda vagamente lo splendore che fu.
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