(indicativamente la cascina era collocata nell’isolato dove attualmente si trova l’Upim)
Oggi piazzale Corvetto costituisce il nodo centrale nello smistamento del traffico urbano e interurbano diretto a sud.
Un tempo era una zona solo di campi dove si sviluppò l’economia agricola basata sul pascolo, sull’allevamento dei cavalli e dei bovini, sulla produzione dei formaggi, sui mulini ad acqua, sulla pesca che si praticava lungo il corso di molti fiumiciattoli, i quali, prima di buttarsi nel Lambro, rendevano fertili i campi, con le molte cascine, tra le quali è ricordata la “Gamboloita” e il cui nome è stato dato ad una via del quartiere.
La cascina Gamboloita si trovava all’interno del territorio di Milano in aperta campagna. Sul significato del nome, vi sono tre opinioni.
La prima è che nella zona abitasse una famiglia di tale nome che possedendo tutto il latifondo avesse dato il nome alla località. Esisteva una chiesetta detta “Oratorio all’Immacolata alla Gamboloita” dove alla domenica e nel giorno dedicato a S. Antonio Abate, si celebrava la S. Messa a cui partecipavano gli abitanti della zona.
La seconda è che nella zona vi era Villa Gamboloita ; villa antica, bella, circondata da spazioso giardino, che fu visitata da personaggi illustri come l’Arciduca Giovanni d’Austria nel 1835 e l’Imperatore Francesco nell’anno successivo. Del passato splendore della villa rimane un tenue ricordo nella denominazione Gamboloita data ad una breve via del rione, che ora si chiama abitualmente “Corvetto”, dal nome della piazza nella quale ha termine Corso Lodi.
L’altra opinione, che spiega il volgare “Gamba la vita”, è che si credeva essere questi luoghi assai pericolosi. Il punto più temuto era il così detto “Ponte di Nosedo”, situato a metà strada fra S. Luigi e Rogoredo, ed ora scomparso con la chiusura del Redefossi.
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