mercoledì 24 novembre 2021

DIMORA DI GIUDITTA PASTA

Tra i capitoli meno noti della vita di Giuditta Pasta (1797-1865) vi è probabilmente quello legato alle vicende della residenza milanese che la cantante acquistò intorno al 1829 nella centralissima Contrada del Monte al numero 1275 – l’attuale via Monte Napoleone 14 , e fece decorare secondo il gusto di un neoclassicismo tardo, non pienamente aggiornato rispetto alle tendenze artistiche della Restaurazione.

Giuditta Pasta elesse come sua dimora un modesto palazzo situato al centro di una delle vie culturalmente ed economicamente più fervide della città, snodo commerciale per le numerose botteghe che animavano la vita della contrada e sede di palazzi magniloquenti che divennero veri e propri prototipi dell’edilizia neoclassica milanese. 

Tra gli esempi con cui il soprano dovette inevitabilmente misurarsi vi era Casa Verri, abitazione dello scrittore illuminista Pietro Verri che aveva riproposto al suo interno decorazioni ispirate alle Logge di Raffaello, o Palazzo Melzi di Cusano che conservava un affresco, poi trasportato su tela, attribuito a Bernardino Luini e vantava prospettive del pittore-scenografo Alessandro Sanquirico (1777-1849), tra i protagonisti indiretti anche di questa storia.

Oltre a intervenire nei saloni di rappresentanza, la Pasta, tramite lo zio materno Filippo Ferranti, ingegnere del Genio Civile di Milano e figura di costante riferimento per la cantante apportò consistenti modifiche anche all’esterno dell’abitazione. Profondi interventi di restauro, datati 1833, conferirono alla casa un aspetto perfettamente in linea con il gusto edilizio della Restaurazione, riuscendo a mediare tra lo stile di Giuseppe Piermarini e quello del suo allievo Luigi Canonica, più austero e meno innovativo: impostata su tre livelli a cui si aggiungeva un piccolo attico caratterizzato da archi ribassati, la facciata esibiva al livello inferiore un bugnato gentile a conci levigati, mentre il piano nobile era scandito da finestre timpanate affacciate su una balaustra retta da colonnine doriche, secondo schemi stilistici non lontani dai modelli cinquecenteschi delle residenze romane progettate da Bramante e Raffaello.


Oggi non rimane più nulla dei fasti di Casa Pasta, andata irrimediabilmente perduta in seguito ai bombardamenti che colpirono la città nell’estate del 1943; poche sono le informazioni giunte sino a noi e che permettono di ricostruire un quadro completo di come la dimora dovesse apparire ai tempi della sua realizzazione.  Unica fonte visiva per il piccolo ciclo sono alcune fotografie conservate nelle collezioni del Civico Archivio Fotografico del Castello Sforzesco

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