Sapete che “O mia bela Madunina” è nata per fare uno scherzo ai napoletani?
L’inno alla Vergine che svetta sul Duomo di Milano è un’invenzione di Giovanni D’Anzi. Che ebbe ispirazione in un night…
a Madunina sbocciò quasi per ripicca ai motivi napoletani (e romani) che nel 1935 spadroneggiavano a Milano. Infatti nei teatri milanesi si tenevano spesso dei veri spettacoli imperniati sulle canzoni: erano delle Piedigrotte napoletane e anche romane.
Una sera al maestro Giovanni D’Anzi, mentre ascoltava i cantanti che snocciolavano motivi napoletani, venne l’idea di fare una canzone in pretto milanese. Rincasato che era ormai l’una di notte si sedette al pianoforte e compose la celebre canzone, una delle poche non scritte insieme all’amico Alfredo Bracchi.
In “O Mia bela Madonina” (edizioni Curci), Giancarla Moscatelli racconta come nacque lo “scherzo” di D’Anzi.
Siamo nel 1935. Passa gran parte dell’estate e il maestro non ha ancora trovato l’idea giusta come alternativa alla “Piedigrotta“, la carrellata di canzoni napoletana che chiudeva gli spettacoli del Trianon. Fino a una sera di metà agosto.
«Linda Pini, una famosa star del cinema che non disdegnava di interpretare una canzone – racconta D’Anzi (nella foto) – era la vedette dello spettacolo e mia carissima amica. Tutte le sere, prima di scendere al night, davo un’occhiata allo spettacolo e pensavo: ma guarda questi qui, cantano le bellezze di Napoli e Roma, ma per fare qualche soldo devono venire a Milano!».
Così D’Anzi racconta le prime idee della sua canzone più famosa. Il giorno dopo ne parla con gli amici passeggiando in Galleria, prima di salire in ufficio. C’è chi sorride ma è d’accordo, chi è perplesso perché l’ironia è troppo forte e chi, come il maestro, è convinto che sia la strada giusta.
Passano due mesi. E’ a ottobre la canzone inizia a prendere forma, è la prima volta che D’Anzi scrive le parole. Bacchi, amico e paroliere non se la prende: è ansioso di vedere il risultato di questo “scherzo”.
«E’ una sera, per divertirmi, dico alla Linda Pini: senti, se domani ti porto una canzone in cui si prende un po’ in giro Napoli e Roma, tu me la canti? Così, sai, per vedere le loro facce…! E la Pini che era mezza matta come me, accettò. Quella notte, in tre ore, per fare uno scherzo ai napoletani feci tutto. Portai parole e musica alla Linda e lei, due sere dopo, alla fine dello spettacolo, annunciò una novità, la mia canzone “Madonina”».
D’Anzi, nella penombra della sala, ascolta più incuriosito che timoroso. Al termine del pezzo, parte qualche timido applauso, per lo più apprezzamento all’indirizzo della Pina. Poi il battimani sale sempre più forte. Il maestro è contento: ha capito che lo spirito della canzone è stato compreso e il pezzo li ha conquistati, quasi fosse un ponte tra nord e sud d’Italia.
Come per quasi tutti i brani che ha composto, non ci ha pensato troppo su. Chi era con lui dice che ci ha messo poco più di un quarto d’ora. Non c’è da stupirsi: le canzoni di D’Anzi nascono dal quotidiano, dai sentimenti genuini, basta far andare d’accordo musica e parole.
A disen la cansun la nass a Napuli
e certament g’han minga tutt i tort
Surriento, Margellina tutt i popoli
I’avran cantà almen un miliun de volt
mi speri che s’offendera nissun
se parlom un cicinin anca de num.
O mia bela Madunina che te brillet de lontan
tuta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan
sota a ti se viv la vita se sta mai cui man in man
canten tucc "lontan de Napuli se mor"
ma po’ vegnen chi a Milan.
Adess ghè la cansun de Roma magica
de Nina er Cupolone e Rugantin
se sbaten in del Tever, roba tragica
esageren, me par, un cicinin
Sperem che vegna minga la mania
de metes a cantà "Melano mia".
O mia bela Madunina che te brillet de lontan
tuta d’ora e piscinina, ti te dominet Milan
sota a ti se viv la vita se sta mai cui man in man
canten tucc "lontan de Napuli se mor"
ma po’ vegnen chi a Milan.
Si vegnì senza paura
num ve songaremm la man
tutt el monda l’è paes e semm d’accord
ma Milan, l’è un gran Milan!
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