martedì 24 agosto 2021

LA RAZA nella vetrata absidale del Duomo di Milano

 In araldica, il sole è un simbolo di eternità, grandezza e illustre nobiltà. Per questo motivo, nel corso dei secoli, il suo inserimento negli stemmi delle più antiche famiglie italiane, a raggi acuti alternati o ondeggianti, è un segno che esprime potenza e ambizione. Aspetti che si fondono nella figura di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano e fondatore della Veneranda Fabbrica del Duomo nel 1387. Gian Galeazzo, impadronitosi con un sotterfugio della città di Milano, imprigionando lo zio Bernabò Visconti e facendolo morire di fame, aveva fortemente voluto la realizzazione del Duomo in marmo di Candoglia. Mise quindi a disposizione le cave di sua proprietà e si iniziò a trasportare le pietre nel luogo dove verrà costruito il Duomo. Non era un atto di semplice generosità: Gian Galeazzo intendeva realizzare un monumento per sé e la sua famiglia. Il simbolo di questo ambizioso progetto è certamente la famosissima “raza” (ovvero un sole raggiante), presente in Duomo all’interno del finestrone centrale dell’abside che accoglie la Vetrata dell'Apocalisse. Simbolo dei Visconti quando accompagnata dall’immancabile “biscione”, “la vipera che il milanese accampa”, come scrive Dante nell’ottavo canto del Purgatorio. Il progetto originale, relativo alla parte scultorea di tale vetrata, fu approvato dal duca. Tuttavia, la Raza, emblema visconteo, entra nell’interpretazione simbolica della vetrata come “Sol Iustitiae”, ovvero l’emblema di Cristo, posto sotto la raffigurazione del Padre e dello Spirito Santo, più simile a un’aquila imperiale che a una colomba.


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