mercoledì 21 luglio 2021

CONFRATERNITA QUATTRO MARIE


Fin dall’epoca comunale a Milano, come in altri importanti centri urbani, si presentò il problema di una massa sempre crescente di poveri non solo cittadini, ma che si riversavano in città anche dalle località vicine e dal contado; la loro assistenza divenne anche un problema di ordine pubblico che non poteva essere affrontato solo dalle istituzioni, peraltro piuttosto carenti in materia. Ad esse vennero ben presto in aiuto i luoghi pii (detti scholae o confratrenite) fondati da laici, inizialmente ricchi mercanti, che misero a disposizione dei poveri una parte delle loro sostanze e i loro lasciti ereditari. La beneficenza laica si sostituì così sempre più sovente a quella religiosa che, attraverso la gestione degli ospedali, aveva tenuto il monopolio dell’assistenza ai bisognosi fino ai primi anni del secolo XIV; risale ai primi del Trecento la fondazione della Scuola delle Quattro Marie a cui seguirono quella della Misericordia e della Carità. Col secolo XV le opere pie laiche divennero preponderanti rispetto a quelle gestite da religiosi che, a causa di abusi e di un’amministrazione spesso disastrosa, ebbero un lungo periodo di decadenza. Accanto a queste confraternite che distribuivano cibo, abiti ed elemosine ai poveri, sorse alla fine del ‘400 un luogo pio che si proponeva di assistere a domicilio gli ammalati poveri e che prese il nome di Santa Corona ispirandosi alla corona di spine di Gesù Cristo; il Santa Corona fu fondato nel 1497 da frate Stefano da Seregno a cui si unirono alcuni nobili milanesi che si dedicarono dapprima ad una attività elemosiniera, ma che, constatando come tale opera fosse già svolta da altre confraternite, decisero, a partire dal 1512, di aprire una spezieria per la distribuzione, a favore dei malati bisognosi, delle medicine prescritte dai medici del luogo pio. Il Santa Corona era retto inizialmente da dodici cavalieri a capo dei quali era il Conservatore, costoro eleggevano i medici, detti fisici, in numero di sei, uno per ogni porta di Milano, ai quali si aggiungevano alcuni fisici soprannumerari per i casi di bisogno, due chirurghi, un litotomo, nove barbieri. C’eranoi noltre sei visitatori che segnalavano i casi in cui il luogo pio doveva intervenire a portare assistenza e un maestro di spezieria che aveva il compito di preparare le medicine e di fare provvista di droghe affiancato da sei giovani maestri del Collegio degli Speziari in qualità di aiutanti.

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