Quei gridi dei venditori ambulanti, che nostalgia. Fino alla fine del '800 le vie di Milano erano un coro continuo delle loro grida, che serviva ad attirare a se l'attenzione delle donne del focolare "Oh che uuga!" o dei ragazzini "Nosètt a cinq ghej dòdes!".
EL STRASCEE... sent ch'el riva el birocc a ciapà la ratatuJa....
Nei cortili di ringhiera di Milano, per due volte l'anno, in primavera ed in autunno, era solito arrivare un uomo con un carretto pieno all'inverosimile di cianfrusaglie, tra cui molti vestiti, coperte e panni di tutti i colori e di tutte le fogge.
Si piazzava al centro del cortile e con una trombetta si metteva a suonare, richiamando così l'attenzione delle donne che in quel momento si trovavano a casa per accudire ai mestieri quotidiani, poi, messa da parte la trombetta, si metteva a urlare, rivolgendosi ai quattro cantoni, ... strascee...
Dopo un paio di minuti ecco che le prime donne invadevano il cortile e, avvicinandosi all'uomo, iniziavano a consegnargli un po di tutte quelle cose che ormai, in casa, erano di troppo. Lui dava un occhiata alla merce e, se la riteneva idonea, dava seguito alla pesatura, che avveniva sulla "stadera". La stadera è una bilancia di origine romana basata sul principio delle leve. Alla pesatura, sempre attentamente osservata dalle signore, seguiva la frase più delicata e più rumorosa, quella del prezzo.
Ognuno tirava acqua al suo mulino, ma alla fine l'accordo era trovato, anche perchè il pagamento massimo, erano due, tre, pani di sapone per il bucato. Terminata la raccolta e diviso alla bene e meglio il vario materiale, se ne ripartiva, fissando l'appuntamento alla stagione sucessiva.
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